“MINACCE CONTEMPORANEE ALL’ETNOMEDICINA” di Stanley Krippner

Meno del 20% della popolazione mondiale è servita dalla biomedicina allopatica occidentale; il resto della popolazione mondiale è servita da altri sistemi medici. Il termine “etnomedicina” si riferisce allo studio comparato di questi sistemi di assistenza sanitaria, molti dei quali sono in via di estinzione. Le principali minacce ai sistemi medici indigeni sono l’egemonia della medicina occidentale, l’emergere di nuove malattie (come l’AIDS) che i praticanti indigeni non sono in grado di trattare efficacemente e la mancanza di nuovi praticanti disposti a dedicare il tempo necessario per completare lo studio rigoroso delle erbe, dei rituali e delle procedure diagnostiche che hanno caratterizzato queste pratiche nel corso dei millenni. Ci sono alcuni segnali di avvicinamento e collaborazione tra la medicina occidentale e le etnomedicine che sta soppiantando, una cooperazione che potrebbe espandere un’assistenza sanitaria efficace nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree isolate del mondo.
Il termine “etnomedicina” si riferisce allo studio comparativo dei sistemi medici e di altri sistemi di assistenza sanitaria. Si concentra sulle credenze e sulle pratiche delle varie popolazioni umane in materia di malattia e salute. L’etnomedicina osserva e descrive le pratiche igieniche, preventive e di cura, tenendo conto di considerazioni temporali e spaziali. I temi principali di questo campo sono la chirurgia, i rituali di guarigione e l’applicazione di fitomedicine (preparati vegetali), pratiche che risalgono agli albori delle civiltà umane.
Gli argomenti tipici dell’etnomedicina includono l’eziologia delle malattie, gli operatori sanitari e di altro tipo e il loro ruolo, nonché i trattamenti specifici utilizzati. L’esplosione della letteratura etnomedica è stata stimolata da una maggiore consapevolezza del trasferimento e dell’acculturazione forzata delle popolazioni indigene e delle loro conseguenze, nonché dal riconoscimento dei concetti di salute indigena come mezzo per mantenere le identità etniche. Inoltre, la ricerca di nuove fitomedicine e tecnologie mediche ha motivato i ricercatori a studiare sistemi di guarigione molto diversi tra loro. Kleinman (1995) ha trovato questa linea di indagine un “mezzo appropriato per rappresentare il pluralismo… e per attingere a quegli aspetti della salute e della sofferenza che resistono al positivismo, al riduzionismo e, purtroppo, al privilegio della società in generale” (p. 195). È ironico che nello stesso momento in cui cresce l’interesse per l’etnomedicina, sia nei circoli accademici che in quelli medici, vi siano minacce al pluralismo stesso che Kleinman salutava.
– Stanley Krippner