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“DIRE LA VERITÀ” di Jeff Foster

C’è qualcosa di così salutare nel dire semplicemente la verità.

A noi stessi. A un amico fidato e non giudicante. A un diario. Agli dei, alle montagne, agli animali selvatici della foresta.

Non la verità “bella”, la verità stantia, rigurgitata per compiacere. Non la verità concettuale della mente.

Ma la verità cruda, disordinata e presente dei nostri cuori selvaggi. Distruggendo l’immagine di sé, la persona (la maschera) progettata per conquistare l’amore, o per impressionare le persone, o semplicemente per tenerci “al sicuro” e “fuori dai guai”.

Ebbene, a volte ciò che una volta era “sicuro” è diventato una prigione autoimposta. Si desidera perdere il controllo e dire la selvaggia verità. O sussurrarla. O gridarla al cielo.

Non la verità comoda, socialmente accettabile, da “bravo ragazzo”. Non la verità “spirituale” creata per impressionare insegnanti, guru e amici e guadagnare un milione di seguaci.

Ma la verità che hai un po’ paura di dire. La verità che ti fa battere il cuore. La verità che ti fa girare la testa quando la dicci.

La verità vulnerabile. La verità tremante, sudata, che cazzo sto facendo, a bocca asciutta.

La verità della tua immensa solitudine.

Il tuo dubbio furioso. La verità della tua vergogna lancinante.

La verità delle tue brame e desideri “peccaminosi”, delle voglie, delle gelosie.

La gioia “fuori controllo” che non riesci più a reprimere.

La rabbia che è stata repressa per troppo tempo e che ti fa stare male fisicamente.

La frustrazione, la noia, la speranza o la mancanza di speranza, la “pazzia” che non riesci più a reprimere.

Ciò che trattieni finisce per deprimerti. E ciò che deprime finisce per deprimerti.

Può essere così sollevante, così liberatorio, dire semplicemente la verità. Avere un crollo, una crisi di guarigione, e dire semplicemente la verità, farla nascere, farla nascere. Cantarla, ballarla, metterla in una poesia. Scriverla su un pezzo di carta e bruciarla. Proclamarla in silenzio – o a voce molto alta – a tutti gli dei e le dee.

Troverai la tua strada. Troverai la tua unica espressione della verità. O sarà lei a trovare te.

Dire la verità di questo momento e far entrare l’amore. La verità che manda in frantumi le vecchie sicurezze, ma ne dà di nuove. La verità che può sconvolgere alcune persone, scioccare chi pensava di conoscerti, far arrabbiare chi voleva controllarti, deludere chi sperava che fossi diverso.

Ma questo è quanto è reale la nostra immagine di sé. Ecco quanto è stabile la nostra “personalità”. Può frantumarsi, rompersi, ricostruirsi un miliardo di volte.

È così estenuante continuare a fingere. Diventa sempre più estenuante man mano che le bugie si approfondiscono.

La verità può ferire e scioccare, ma può anche guarire. Può riaprire vecchie ferite, rompere relazioni, scardinare lo status quo, non lasciare nulla, se non la propria autostima e una nuova dignità.

Può essere terrificante parlarne, sì, ma una vita di bugie alla fine uccide l’anima e questo è molto più terrificante a lungo termine.

Le paure che affrontiamo sono molto meno terrificanti di quanto sembrino prima di affrontarle. La medicina è nel dolore, a volte. La guarigione è nel racconto.

Trova un amico fidato. Un terapeuta. Un insegnante. Un partner. Un animale, una montagna, un familiare affettuoso, vivo o morto, che possa sostenere la tua vergogna, il tuo senso di colpa e la tua paura mentre parli.

Qualcuno che ti creda. Qualcuno che vuole il vero te stesso, i difetti e gli errori, i fallimenti e le paure e tutto il resto.

Qualcuno che sarà presente mentre ti rompi.

Che non cercherà di aggiustarti, né vomiterà facili luoghi comuni e insegnamenti spirituali stantii.

Che ti sosterrà nella tua crisi sostenendo se stesso.

Trova un fuoco.
Un lago.
Un vasto cielo notturno.
Un palcoscenico. Una tela. Una pista da ballo.
Una cazzo di roccia con una faccia dipinta sopra, se è quello che serve.

E dì la “dannata” Verità.

 

– Jeff Foster