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QUESTIONARIO DELL’INVENTARIO DELL’ESPERIENZA PSICO-SPIRITUALE (P-SEI) (SECONDA VERSIONE 2023) di Xavier Bronlet

Per essere studiata, la psiche è stata ridotta a un oggetto, fatta coincidere con la mente e collocata nel cervello. In questo modo è stato possibile conoscere le sue implicazioni neurofisiologiche, cognitive e comportamentali, il suo lato potremmo dire oggettivo (Wilber 2011), ma trascurando il suo lato soggettivo. La psiche, infatti, che d’ora in poi chiameremo Psyché, non è solo l’oggetto ma anche il soggetto dell’esperienza, un fenomeno integrale e complesso che coinvolge tutti i domini dell’essere.

Questa visione integrale apre la prospettiva della spiritualità, e anche se ha attraversato i millenni della storia umana dai suoi primi inizi sotto le diverse e confuse vesti di magia, religione, misticismo, gnosi, ermetismo, il termine spiritualità come lo conosciamo oggi è relativamente recente. È un concetto delicato da definire che rappresenta anche una rottura storica con il passato, in quanto appartiene alla modernità. Il termine spiritualità indica una dimensione che si differenzia sia dall’immanenza della materia che dalla trascendenza della religione, rivelandosi come sottolinea Van der Veer (Van der Veer P. 2014) come parte di quella che lui chiama la Grande Trasformazione, cioè la globalizzazione. La spiritualità moderna ha a che fare con i valori più alti dell’essere umano, trascende e include la materialità, prevede l’impegno e la partecipazione sociale così come l’uso del corpo per la realizzazione spirituale.

Troverete qui ulteriori informazioni di base sulla fondazione di questa ricerca insieme a una bibliografia completa.

In questo contesto, questa versione aggiornata del questionario mira a raccogliere dati sulle rappresentazioni, le esperienze e i comportamenti degli intervistati in relazione al risveglio e alle prospettive personali. Il questionario fa leva sui risultati elaborati attraverso una prima versione utilizzata nel 2021-22. Le risposte fornite sono trattate dall’ITI – Integral Transpersonal Institute – e dal suo partner AccelerationLab Ltd. con la massima riservatezza. I dati vengono registrati in forma anonima, consolidati e analizzati per costituire mappe rappresentative, cioè fotografie dell’immaginario collettivo, che illustrano le visioni dominanti che rappresentano e collegano Psyché, spirito e materia. La raccolta di dati sociometrici al termine del questionario è finalizzata all’analisi e all’elaborazione di profili specifici basati su questi dati specifici. Ulteriori informazioni sull’elaborazione dei dati sono disponibili su richiesta presso l’ITI.

Rispondere al questionario richiederà circa 20 minuti, le risposte saranno salvate solo alla fine. È quindi necessario rispondere in una sola sessione. Non c’è una risposta giusta o sbagliata, solo quella che descrive meglio la tua prospettiva; non pensare troppo e fidati della tua prima impressione o comprensione.

Apprezziamo il suo contributo e la ringraziamo in anticipo per prendere il tempo di sostenerci nella nostra ricerca.

Xavier Bronlet
Studioso

P.L. Lattuada M.D. Psy. D., Ph. D

“La Grande Opera” di C. G. Jung

A ogni fase della nostra vita, a ogni cerchio che riusciamo a chiudere, ci dobbiamo di nuovo tuffare nell’Ombra, dobbiamo ricominciare l’Opera.

Non tutti comprendono. Non tutti sanno e fanno. L’alchimia del vivere non è per tutti. Anzi più uno è lontano dal suo Centro, meno capirà, anche se le vie dell’illuminazione sono infinite.

Alla fine l’alchimia è per iniziati. E noi vorremmo essere quegli iniziati. Ma il seme non cresce perché lo spingiamo, crescerà quando sarà il suo tempo, e si prenderà tutta l’incubazione che gli serve. Per questo la Grande Opera è solo per pochi, persone diverse che non sono comprese dal mondo, perché comprendono cose che il mondo nemmeno vede.

L’iniziato è chi ricomincia ogni volta la ricerca, ha antenne più sottili, sta nel mondo pur essendone fuori, vive difeso da una purezza che lo preserva. Vede cose che altri non vedono, dice parole che altri non comprendono ma entra nel cuore del mondo e comunica col suo spirito perché va controcorrente, come la ciotola del Buddha sull’acqua del fiume. Gli altri possono cercarlo per avidità, per senso dell’utile, per comprare da lui trasformazioni a buon mercato, per desiderio di uso o possesso… perché sono immersi nella materia e cercano vie di potere.

L’alchimista ha il potere, ma non è il potere, del mondo sul mondo. Chi vuole diventare alchimista crede di inseguire lo spirito, ma spesso cerca solo qualcosa che lo distingua dagli altri. Ma lo scopo non è il successo o la ricchezza, la potenza o la salute ma il superamento delle contraddizioni per giungere là dove una sola energia circola in tutte le cose. E come si ottiene questo potere? Connettendoci con l’Inconscio Collettivo, che è il grande oceano che circonda la nostra psiche, cioè con l’anima del mondo.

In questo cammino la coscienza è aiutata dall’inconscio e il suo ponte è l’anima: “…collegamento tra il nostro Io cosciente e il grande mare dell’inconscio personale che fluisce in quello collettivo, ancora più vasto.

– Jung – Il segreto del fiore d’oro – La Grande Opera

“Il Transpersonale non è…” di Pier Luigi Lattuada

Il Transpersonale non è il pre-personale

Ken Wilber (Wilber, 1995) ha prestato costante attenzione alla distinzione tra transpersonale e pre-personale, quest’ultimo frutto dell’infanzia della coscienza.
A sua volta, Grof (Grof 2000) distingue tra un livello sottile inferiore e un livello sottile superiore. Nella sua articolata discussione su quello che chiama “l’errore pre/trans”, Wilber (Wilber, 1995) fa riferimento a Hegel e Aurobindo, ad Aristotele e a Teillhard de Chardin per definire la direzione evolutiva del mondo, lungo una linea che va dai livelli inferiori a quelli superiori di organizzazione, caratterizzati da un grado crescente di complessità e consapevolezza.

Secondo Hegel e più in generale secondo la filosofia perenne, la storia dell’evoluzione è quella dell’autorealizzazione dello spirito, “il processo attraverso il quale lo Spirito conosce se stesso nella forma dello Spirito”(5). Hegel lo descrive in una sequenza di tre stadi di sviluppo, che si snoda attraverso i livelli della natura, dell’umanità e del divino. Questi tre stadi si sovrappongono a quelli che Wilber definisce da un punto di vista psicologico: pre-personale, personale e transpersonale. Il pre-personale o inconscio è quello che Hegel definisce lo stadio della natura, in cui il sé dello Spirito nega il livello delle sensazioni e delle percezioni fisiche nella materia. Il personale è la fase in cui lo spirito torna allo spirito, superando la negazione di sé attraverso l’autocoscienza. È il luogo dell’io, della coscienza mentale e razionale. Il transpersonale è, nel modello di Hegel, il livello in cui lo spirito si scopre spirito, il luogo della divinità, il supercosciente.
Poiché il pre-personale e il transpersonale non sono entrambi personali, le loro manifestazioni possono essere facilmente confuse, essendo simili.

Wilber descrive due tipi di errori frequenti: ridurre il transpersonale al pre-personale ed elevare il pre-personale al transpersonale. Il primo deriva dalla visione meccanicistica della scienza, il secondo dalla descrizione del mondo fatta dalle religioni ortodosse.

Il Transpersonale non è l’extra personale

Indagando la differenza tra contenuti transpersonali e contenuti extrapersonali, il confine sembra situarsi al limite del sacro. Ciò significa che fenomeni diversi, apparentemente simili, sono espressione di livelli diversi di coscienza.

Fenomeni come la telecinesi, la levitazione, la radioestesia, la radionica, il fachirismo, il lavoro con i cristalli, le percezioni extrasensoriali, il camminare sul fuoco, l’azione della mente sul corpo e così via sono assolutamente extrapersonali. Mentre l’esperienza del sé, del supercosciente, il contatto con gli archetipi superiori, così come l’intuizione, la creatività, le esperienze mistiche, le guarigioni spirituali, l’esperienza delle energie sottili e alcuni fenomeni di trans-identificazione, di incarnazione e di “vite passate” sono transpersonali.

Il Transpersonale non è New Age

Gli ultimi decenni del XX secolo sono stati caratterizzati dall’esplosione del fenomeno New Age, in particolare nella musica, nella letteratura e nei metodi di cura a sfondo esoterico o spirituale.

La cultura di cui tutto questo è espressione è spesso superficiale, irrazionale e fideistica (credere senza riserve). Di solito si rivolge a un mercato di consumo di massa, in cui le persone non vogliono sapere veramente chi sono e cercano semplicemente soluzioni facili e senza sforzo.

La guarigione o le conquiste spirituali sono spesso offerte nello stesso modo semplice usato per ottenere successo e ricchezza, mentre l’enfasi è posta sugli aspetti positivi e su un risultato garantito. Il sacrificio, la cura e lo spirito critico sono di solito lasciati da parte.

La visione transpersonale non contrasta la ragione, ma la trascende con l’intuizione che la include. Non esclude l’ombra, ma dà suggerimenti su come contattarla e conoscerla; non chiede un’accettazione cieca, ma offre modelli di convalida dell’esperienza interiore. Non cerca proseliti e non promette scorciatoie per il paradiso; non è per tutti, ma solo per chi è disposto a intraprendere un lungo e difficile cammino verso la propria vera natura. Non ha un atteggiamento antiscientifico e fideistico, ma piuttosto lavora a favore dell’ampliamento dei metodi scientifici e dei loro campi d’azione.

Il Transpersonale non è una religione

Il movimento transpersonale non si considera un movimento religioso o un’alternativa alle dottrine religiose e alle tradizioni spirituali organizzate. Piuttosto, studia e cerca di favorire l’esperienza religiosa, cioè l’esperienza interiore del Sé. I suoi campi di interesse non sono i dogmi, le credenze o le verità rivelate, ma le qualità più propriamente umane e gli strumenti utilizzati per risvegliarle.

In altre parole, si occupa delle modalità attraverso le quali ciascuno può raggiungere una religiosità personale e dei problemi connessi.

“PREGHIERA” di Mooji

Possa tu scoprire che la vita

E’ libera dal dolore.

Che la tua mente sia illuminata

Nella verità.

Che tu vinca la paura della morte.

 

Che tu non possa mai vergognarti 

Della presenza dello Spirito Santo 

Né sentire il bisogno di difenderti 

In alcun modo personale.

 

Che la tua fiducia sia immensa,

Il tuo cuore pieno di amore

E che tu possa portarti addosso

Il profumo della presenza del Signore,

Ovunque tu vada.

 

Questa è la preghiera che faccio per te

nel nome dello Spirito Santo di Dio.

 

Così sia.

 

Om.

Shanti, Shanti, Shanti.

 

– Mooji Il Mala di Dio

“Lo sguardo degli altri” di Milan Kundera

Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere potremmo essere suddivisi in quattro categorie.

La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico.

La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. Si tratta degli instancabili organizzatori di cocktail e di cene.

C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. La loro condizione è pericolosa quanto quella degli appartenenti alla prima categoria. Una volta o l’altra gli occhi della persona amata si chiuderanno e nella sala ci sarà il buio.

E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.

 

– Milan Kundera